La Parrocchia non è ………. ma è ………. – Tema dell’incontro di domenica 20 febbraio per le “Domeniche in Famiglia”

LA PARROCCHIA.

 NON È:

– la casa del Parroco,

– la Chiesa principale del paese,

– il luogo dove si ricevono aiuti di qualsiasi natura,

MA È:

– una porzione del territorio di una Diocesi con un popolo di fedeli

– e con un ecclesiastico che provvede alla cura delle anime.

 

La nostra riflessione si soffermerà su questi due punti, dopo una breve storia delle Parrocchie in generale.

Per la precisione noi siamo la Parrocchia di Cambiano e abbiamo come Parroco don Beppe e come Vice-Parroco don Filippo. Noi significa tutti i battezzati di Cambiano.

Vediamo prima la storia: come e perché sono nate le Parrocchie?

All’inizio del Cristianesimo (vedi Atti degli Apostoli) sono nate le Chiese con a capo un Vescovo (es. Chiesa di Gerusalemme, di Antiochia, di Roma, …). Poi nel corso della storia, man mano che il Cristianesimo si diffondeva nelle campagne e nei villaggi, il Vescovo dovette inviare dei Sacerdoti che si prendessero cura dei nuovi fedeli. Questi inviati erano residenti nelle sedi stabilite dai Vescovi, dovevano cioè vivere accanto ai loro fedeli, come in una grande famiglia: infatti si prendevano cura non solo delle anime, ma anche delle loro necessità quotidiane.

Così si svilupparono le Parrocchie già nei secoli del Medio Evo: i sacerdoti erano allora numerosi, i fedeli aumentavano sempre di più e, quindi, i Parroci fecero parte della vita e della storia dei paesi, come, ad esempio, è ben testimoniato dal Manzoni nei Promessi Sposi (Tutti ricorderete, nel bene e nel male, don Abbondio e la sua fedele Perpetua!).

Il compito dei Parroci fu specificato dal Concilio di Trento (secolo XVI) che cercò di riorganizzare la Chiesa e diede ai Parroci delle norme ben precise da seguire, ancora oggi valide.

Ma col passar dei secoli la situazione è cambiata: i sacerdoti sono diventati sempre meno numerosi, le Parrocchie sono diventate sempre più grandi e quindi il rapporto fra Parroco e parrocchiani è cambiato. Oggi la nostra Parrocchia, come dimostrano il Bollettino Parrocchiale e il Consiglio Pastorale, è unita a quelle di Santena e Villastellone con un unico Parroco.

Che dire?  Il Parroco deve per forza riorganizzare le tre Parrocchie in un altro modo rispetto al passato. A questo punto dobbiamo aprire un importante discorso sull’altra componente della Parrocchia: noi parrocchiani.

In virtù del Battesimo che abbiamo ricevuto, tutti dobbiamo fare la nostra parte nella famiglia ecclesiastica in cui siamo inseriti. Non è giusto affermare: “Tocca al Parroco”.  Il Parroco deve celebrare i Sacramenti, in particolare l’Eucarestia e la Confessione.  Ma tutto il resto? Ecco che sono nati già da tempo i Consigli Pastorali ed Economici, i Gruppi Liturgici, i Ministri Straordinari dell’Eucarestia, Catechisti e Cantori, Responsabili degli Oratori, eccetera.

Se un tempo era il Parroco che andava di casa in casa a conoscere i suoi parrocchiani, oggi dovrebbero essere i parrocchiani ad andare nella Parrocchia a dare una mano, ognuno con il suo “carisma”, come dice San Paolo 1 Cor 12, 7-11: “A ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso il linguaggio della sapienza, ad un altro il linguaggio della scienza, ad un altro il dono di fare guarigioni, a uno il potere dei miracoli, della profezia,… la varietà delle lingue…, ma tutte queste cose è l’unico Spirito che le opera”.

Ecco la risposta che ci viene dalla parola di Dio: “Nella Chiesa, cioè nella Parrocchia, tutti hanno, o dovrebbero avere, un ruolo, come in ogni famiglia che voglia funzionare”.

Cerchiamo il nostro ruolo!

Attilia Segrado