Venerdì 22 settembre il “Gruppo di preghiera di Padre Pio” festeggia San Pio con la Santa Messa

Il Gruppo di preghiera di Padre Pio di Cambiano, anticipa a venerdì 22 settembre la festa di SAN PIO da Pietralcina.

Alle ore 21:00 Santa Messa (non ci sarà alle ore 8:30)

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qui di seguito alcune considerazioni sul pellegrinaggio fatto a Pietralcina e San Giovanni Rotondo.

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Diario del Padre Spirituale Don Alberto Zanini

Mi stimola Papa Francesco che invita a sentire l’odore delle pecore. Cosa c’è di meglio di una settimana di convivenza durante il pellegrinaggio?

Forse sono l’unico ad affrontare il viaggio a San Giovanni Rotondo per la prima volta. Qualcuno ci va ogni anno, da 20 anni. Come mai? Mi chiedo. Il viaggio è lungo, si parte presto e la salute di molti non è così buona. Comincio a pensare che nella vita di molti Padre Pio sia una presenza amica importante. Quando inizia il canto “padre Pio le mani forate…” le voci riempono il pullman, mi sembra che partano dal cuore. Si prega con il rosario, si celebra la santa messa tutti i giorni, si approfitta per fare catechesi commentando le letture del giorno. Non sento né uno spirito bigotto né fanatismo. Padre Pio non fa pubblicità a se stesso, non sostituisce né Dio né sua madre.

Sotto la chiesa costruita da Renzo Piano percorro il corridoio che porta alla cripta e alla salma del santo. Rimango indietro, preso dalla contemplazione dei mosaici. Da una parte scene della vita di San Francesco d’Assisi, riferimento carismatico per l’ordine cappuccino di padre Pio, dall’altro lato scene della vita di Padre Pio, si vede che non hanno voluto esaltare la vita di un uomo trasformandolo in un taumaturgo fine a se stesso, c’è dietro una catechesi che mi porta a leggere la mia vita sulla traccia della vita di Gesù e dei santi che lo hanno seguito. La cripta è stupenda. Avevo sentito il fastidio di qualcuno per una eccessiva ostentazione dell’oro e qualcuno mi spiegherà che dietro c’è una donazione vincolata. Ricordo don Bosco che voleva affrescare il corpo mistico dietro l’altare di Maria Ausiliatrice e percepisco, a pelle, una scena da paradiso, nemmeno mi sembra di guardare i mosaici con la vita di Gesù come se fossi davanti ad un quadro di museo,  piuttosto è come se fossi inserito anche io in quell’affresco tridimensionale. Ci tornerò da solo, dopo la prima visita.

Confesso che la mia curiosità mi portava verso l’ospedale e non ho perso l’occasione della visita guidata. La signora che ci guidava, giovane madre di 4 figli, aveva una luce negli occhi, come se fosse figlia spirituale di Padre Pio. Chi lavora in quell’ospedale – dottori, infermieri e tutto il personale – sa che al centro dell’edificio ci sta una cappella, che la zona in cui cambiare abiti è stata messa proprio nel corridoio della cappella, che si inizia a lavorare passando davanti a 25 quadri che ritraggono padre Pio sotto molti punti di vista: in preghiera, in lotta…I gruppi di preghiera sostengono l’ospedale con le loro offerte ed il personale che lavora a San Giovanni Rotondo accoglie i pellegrini con familiarità. Mi sembra di trovare a San Giovanni Rotondo un mix interessante di spiritualità: la via crucis, la cripta del santo, l’ospedale e le altre opere di accoglienza, i tanti gruppi di preghiera. Penso a Gesù, a lui che parlava di croce senza che nessuno capisse di cosa parlasse – si aspettavano un capo politico in grado di cacciare i potenti del momento –  penso alle folle che cercavano i miracoli e che si allontanavano da Gesù quando chiedeva la conversione del cuore e si proponeva come pane di vita eterna. Padre Pio è il santo dei sofferenti, ha provato la sofferenza sulla sua pelle fin dalla giovinezza, è stato cercato da persone sofferenti nella carne e nella psiche, ha compiuto miracoli, come Gesù, si è fatto presente con il suo profumo ma per curare le malattie ha pensato ad un ospedale, ha coinvolto tanti amici laici in un’opera di carità. Ospedale e via crucis non sono alternativi, sono complementari per chi vive la propria sofferenza sulla via della croce che Gesù non ha evitato a se stesso e ai suoi discepoli, per chi non si rassegna al dolore ma lo combatte in tutti i modi.

Troppe cose mi vengono in mente, le lascio al mio diario. Tra tutte prevalgono le conversazioni personali con tante persone, sul pullman, a tavola, pellegrinando a Pietrelcina. Mi porto nel cuore le ferite condivise nell’ascolto e nella preghiera.

Come dice Papa Francesco quando invita i preti a sentir l’odore delle pecore, come mi insegna lo scrittore Andrea Baiani che parla dei giovani dopo aver condiviso le gite scolastiche con loro, ancora una volta non mi viene da giudicare, soltanto da ringraziare perché nessuno cammino dritto da solo e quando ondeggi nel cammino scopri un sostegno nei compagni di viaggio.

Don Alberto Zanini

Salesiano